Dostoevskij by Luigi Pareyson

Dostoevskij by Luigi Pareyson

autore:Luigi Pareyson [Pareyson, Luigi]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Einaudi
pubblicato: 2021-12-09T12:00:00+00:00


3. Dialettica della necessità e dialettica della libertà.

Siamo giunti al punto piú delicato dell’indagine. Il carattere duplice e ancipite delle cose umane si rivela esso stesso esposto a una doppia possibilità: per un verso può essere assorbito in una dialettica che istituisce i termini contrari in momenti necessari, e quindi rende ogni distinzione indifferente, facendola degenerare nell’ambiguità e nell’equivocità; per l’altro verso può essere dispiegato in una dialettica in cui i termini contrari diventano oggetto d’una consapevole scelta della libertà, e quindi mostrano la loro natura antinomica e contraddittoria in tutto il suo carattere drammatico e decisivo. Che le cose umane siano ancipiti che importanza può avere se la loro duplice possibilità diventa una pura e semplice ambiguità, in cui i termini contrari sono necessariamente compresenti a perpetuare l’equivoco, e non assurge all’altezza d’una contraddizione che si deve risolvere con una scelta? Che il male possa essere negazione e arricchimento che importanza può avere se queste due possibilità sono viste come momenti necessari e quindi compossibili, anzi che come termini di una libera scelta, e quindi esclusivi e contrastanti? La duplicità del male diventa in quel caso nient’altro che equivoca ambiguità, disperdendo la sua natura antinomica e contraddittoria che ne rende cosí tragica l’esperienza nella libera vita dell’uomo. Che le idee possano essere o divine o demoniache è cosa senza rilievo se non c’è la libertà con cui l’uomo può preferire le une alle altre, e scegliere le divine anzi che le demoniache o le demoniache anzi che le divine.

Qui sono veramente contrapposte due concezioni del mondo: da un lato la dialettica della necessità e dall’altro la dialettica della libertà; da un lato l’attenuazione del carattere duplice e ancipite della natura umana, sino a estenuarlo e impoverirlo nell’ambiguità, nell’equivocità, nell’indifferenza, e dall’altro l’esasperazione di quel carattere, sino a tenderlo e acuirlo nella contraddizione, nell’antinomia, nella decisione; da un lato la riduzione d’ogni contrasto, anche della piú acuta contraddittorietà, all’indifferenza e all’indistinzione, e dall’altro l’esaltazione d’ogni opposizione, anche della menoma distinzione, alla tensione d’un dilemma e d’una scelta; da un lato una filosofia della ragione che media e concilia e dall’altro una filosofia della libertà che sceglie e decide.

La differenza risulterà piú chiara se si ricorda una significativa osservazione di Berdjaev e la ricorrente citazione d’un passo dell’Apocalisse nei Demonî. Dice Berdjaev che Dostoevskij rientra nella tendenza verso gli estremi che caratterizza i russi, e per la quale essi stessi si son divisi, nel passato, in apocalittici e nichilisti: «la stessa tendenza eccessiva, lo stesso bisogno di portare ogni cosa all’estremo, li spingono verso questi due poli»3, al punto ch’essi son giunti all’estremo della religione e all’estremo dell’ateismo, portando nei due casi la soluzione sino in fondo, in modo che l’una non è in sostanza che il capovolgimento dell’altra, e l’ateismo non è in fondo che religione rovesciata. Certo, Dostoevskij ha detto di se stesso: «In ogni cosa, vado all’estremo: in tutta la mia vita, ho sempre oltrepassato la misura»; e ha esplicitamente esemplificato la passionalità della natura russa, tendente agli



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